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Sole e vitamina D

2024-07-29 21:56

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Sole e vitamina D

I raggi ultravioletti convertono la pro-vitamina D3 presente nell'epidermide in pre-vitamina D3. Il calore trasforma quest'ultima in vitamina D3. A partire da q

È tempo d’estate e per molti le vacanze sono il momento tanto atteso per godersi la vita all'aria aperta e prendere un po’ di sole. La nostra stella, distante circa 150 milioni di chilometri dalla Terra, emette l’intero spettro elettromagnetico, dalle onde radio fino ai raggi gamma e i raggi ultravioletti che riescono ad attraversare l’atmosfera, colpendo la nostra pelle, sono in grado di attivare in tale sede la sintesi della vitamina D. La pro-vitamina D3 o 7-deidrocolesterolo, presente a livello delle membrane cellulari dell’epidermide, subisce l’azione degli ultravioletti (in modo particolare degli UVB) che hanno l’energia giusta per provocare l’apertura del suo anello B, trasformandola così in pre-vitamina D3. Per mezzo poi di un processo di isomerizzazione temperatura-dipendente questa molecola si trasforma in vitamina D3 o colecalciferolo, la stessa sostanza che possiamo assumere già formata in alcuni integratori. Potendosi originare grazie ad una sintesi metabolica non è corretto definire la D3 una vitamina, bensì la dizione corretta è quella di pro-ormone. Attraverso altre due trasformazioni biochimiche, una a livello epatico e una renale, essa diventerà calcitriolo, un vero e proprio ormone in grado di svolgere numerose attività metaboliche all’interno del nostro corpo. Più sole prendiamo più vitamina D si forma? La risposta è no, infatti l’esposizione solare prolungata degrada la pre-vitamina D3 in lumisterolo e tachiferolo, due composti inattivi. Un’esposizione troppo prolungata al sole, oltre a non apportare benefici in termini di sintesi endogena di vitamina D3, aumenta invece i processi di fotoinvecchiamento della pelle, fino a portare alla comparsa dell’eritema solare (scottature e ustioni da sole), che possono aumentare la possibilità di sviluppare alcuni tipi di tumori cutanei.